//Tenera Dura la Vita

Tenera Dura la Vita

9,90 

IL LIBRO

Bella e tenera, la vita. Poi, inevitabilmente, dura, durissima.
In un ciclo incessante, irrinunciabile, che si proietta in un sé/visione, e in poesia, per l’appunto.
Una poesia che gode di uno sguardo acuto, ampio e generoso, antropologicamente lucido
e rigorosamente rivolto a tutte le componenti del presente e del passato, non solo strettamente personale.

L’AUTRICE

Vittoria Cioli

COD: 9788898703142 Categoria: Tag:

Descrizione

Bella e tenera, la vita. Poi, inevitabilmente, dura, durissima, di Paola Zan

Vittoria o Vittorina? Ecco che già ci si imbatte in una duplice identità.

“…basta cambiare una sillaba, una desinenza e ci si sente più se stesse, nonostante i documenti riportino e attestino l’altro nome… quello che noi rigettiamo: Vittorina è piccola, minima… Vittoria è imperiosa, sontuosa, epica! Chi sono io, dunque: Vittoria o Vittorina? Vittoria è un parola compiuta; Vittorina è leziosa e rimanda a ruoli subalterni. Ebbene, ho deciso. Io sono Vittoria. Ma anche Vittorina.”

Si intrecciano i fili di un’esistenza a partire dall’educazione (le scuole “dalle suore … così fastidiose”), dalle opportunità di crescita intellettiva e morale: la famiglia, gli studi di Filosofia, il matrimonio, l’impegno…

Nella scrittura ardente di Vittorina/Vittoria Cioli si intrecciano i fatti di cronaca, i lutti collettivi e i lutti personali, e non si lasciano passare sotto silenzio le violenze, della guerra e sulle donne.

Si intrecciano le esperienze, possiamo dire con buona ragione, geo-filosofiche, dove il territorio/paesaggio, variegato, ricco, talora misterioso, sinuoso o aspro, di diverse regioni d’Italia, la Toscana e la Liguria, in particolare, fa da sfondo ai vissuti sentimentali, nel loro fiorire e perdurare.

Si intrecciano le strade percorse dalla mitica auto d’epoca, la Fulvia rossa coupé, nelle domeniche dei raduni in Versilia e in Garfagnana organizzati da Balestrero, di Lucca… La Fulvia è Targa Oro ed è certamente rossa, tra le altre auto, le vecchie Fiat e le Mercedes “a pagoda”, e poi… cupamente blu, nella trasposizione poetica, quando la morte sopraggiunge.

Un “io” al femminile si tramuta in “io” maschile quando dà voce al marito scomparso. Freme il ricordo: è l’angoscia di quei momenti che affiora sempre con urgenza nella poesia, “Lui si muove ancora tanto, ha tante aspirazioni…”. Aspirazioni che lei, l’autrice di questi teneri, duri versi, si incarica di conservare, custodire come in un’eterna impaziente gestazione, e trasmettere al mondo con un parto preannunciato e, come sempre, doloroso.

Ma la Fulvia d’epoca ora è ferma, sospesa, “ in un bellissimo garage, da mio nipote Franco…”

Non mancano, anzi sono cardini portanti, le esortazioni a vivere tout court, e a vivere nella consapevolezza e nella pienezza della dignità civile.

Bella e tenera, la vita. Poi, inevitabilmente, dura, durissima. In un ciclo incessante, irrinunciabile, che si proietta in un sé/visione, e in poesia, per l’appunto. Una poesia che gode di uno sguardo acuto, ampio e generoso, antropologicamente lucido e rigorosamente rivolto a tutte le componenti del presente e del passato, non solo strettamente personale. Anche se è di questo, “il privato”, che principalmente si alimenta.

In questa raccolta, necessaria come l’emissario naturale di un bacino che finalmente tracima, brillano di luce epifanica tutte le lacrime/parole, densissime, trattenute e versate, intrise di quell’umanità spontanea e sapiente, di quello slancio emotivo soccorrevole, senza dei quali non varrebbe la pena vivere.

4 recensioni per Tenera Dura la Vita

  1. S.

    … sto sorseggiando il libro di Vittoria Cioli Tenera Dura la Vita, come si fa con un profumato e dolce caffè.
    Bella l’introduzione di Paola Zan, che fa conoscere l’autrice.
    Sono rimasto colpito da una strofa della poesia È Vero, che recita così:

    È vero, le donne
    senza amore
    muoiono da vive.
    Ma piangono di più,
    per un desiderio
    esaudito.

    Sono avvinto. Mi tocca particolarmente.
    S., Pavia, gennaio 2024

  2. Olja

    Tenera dura la vita per Vittoria… Tenerla la dura vita! …o soffice, leggera e pesante, come le nuvole che dipingeva Marina Abramović da giovane..

    Olja, Spalato/Milano, giugno 2023

  3. Elena Angelini

    … la poesia nella scuola entra come elemento liberatorio, benvengano i corsi di scrittura…

    Elena Angelini, Roma, luglio 2021

  4. Maria Rosa Oneto

    Nella silloge poetica Tenera Dura la Vita di Vittoria Cioli, la morfologia s’intreccia con la scelta lessicale caratterizzata da una coloritura cangiante e raffinata. L’esistenza – dolce e aspra – si annoda su sentieri tortuosi, in visioni marine che sciolgono il cuore, in riflessi estemporanei dove l’Oltre si è fermato. “Essere donna vestita dai raggi della luna” è un simbolo “ricostruttivo” che ritroviamo nella poesia 8 marzo.
    Amare e donare, rappresentano, gli elementi distintivi della poetica di Vittoria (Vittorina) Cioli. “Mi avanza e sovrasta l’amore che ho dentro” – continua nella lirica Conquista, dove l’ostinarsi a vivere diventa capacità di ragionamento e mistero, insito nell’anima. Il presente, così “corposo e suadente”, lascia il posto piano piano “a un baratro di solitudine” (da Tutta falsa) dove l’Autrice si lascia cadere, affossare, riemergere a un’esistenza diversa. Rimangono le memorie: dolci e amare, a dar luce alle tenebre. I paesaggi dell’infanzia, dell’adolescenza, l’incanto del Monte Albano, qui “osservo il tramonto dal mio terrazzo”. Prosegue: “I ricordi possono salvarmi venite a me portate immagini e parole, favole di una vita ben vissuta nell’unione salvifica di convinzioni profonde, accettate senza sacrificio, per amore; se ciò è stato tutto, anche il male, ha avuto un senso…” (da Pagina magica).
    In Tenera dura la vita, la Nostra Poetessa, quasi a conclusione della Raccolta, scriverà: “Passano vele magicamente sospinte da lievi folate di un vento di terra” (da Piazzale) a significare l’alitare dello spirito, la conquista di rinnovati albori, l’abbandono ad un fato che non ha spiegazioni.
    “Amare le parole… Io le metto da parte, le ripeto, le amo come tesoro” – da Non sono solo vane parole (studio n. 2) – sono queste “confessioni” a edulcorare di esorcismi dialettici, le dolorose assenze. Tutto si svuota e si ricolma, di un’inesauribile sensibilità emotiva che langue e geme “in un soffio di vento tiepido”.

    Maria Rosa Oneto, ottobre 2020

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