//Filastrocca Sciocca e Farlocca Gratta Gratta ci s’imbrocca

Filastrocca Sciocca e Farlocca Gratta Gratta ci s’imbrocca

9,90 

IL LIBRO

Paola Zan raccoglie in questo volume il suo lavoro dell’ultimo lustro, intrecciando un umore giocoso degno di Cecco Angiolieri con lo spirito dell’entomologa, che finisce per diventare impietosa reporter dell’animo umano.

La poesia è nell’aria e si compie, liberandosi, dopo aver attraversato l’anima, e caricandosi dei nostri profondi intenti. Sono un’ecoscossa attiva e ho una vocazione antropologica, perciò, con la certezza che ciascuno di noi possa/debba dare il proprio contributo al bene comune, mi incarico di trattare temi di carattere socio-ambientale.

Credo fermamente nel valore dell’educazione, e provo a suggerire esercizi che chiamo interattivi per indicare che mi interessa proseguire idealmente, ma anche nei fatti, il dialogo con le giovani generazioni in formazione. Mi hanno insegnato che se la poesia civile non scade nella retorica, può avere una sua spiccata funzione sociale, didattica, educativa. Qui si orienta sulla geografia, sulla merceologia, e sugli stili di vita. Il taglio è necessariamente geo-antropologico. Indico luoghi, invito a una visione collettiva: c’è una terra da difendere, un patrimonio comune da salvare! Ho come la sensazione che nemmeno l’intreccio di fatti e misfatti privati possa distogliere l’attenzione dal dato globale, anzi potrebbe risultare funzionale ad esso. C’è un tessuto sociale sfibrato da ritessere; ci sono vizi domestici e molto privati da sanare.

Da oltre cinque anni, leggo, insieme a tanti altri, agli incontri poetici organizzati; lo sfondo è quasi sempre Milano. Spesso le voci risuonano tra le forme dell’arte visiva, e tra le installazioni realizzate in occasione di manifestazioni correlate con l’impegno ambientalista, con la volontà di descrivere la natura come sogno che svanisce o come cruda realtà: il luogo antropizzato, alterato, addomesticato, irregimentato, stravolto; il paesaggio come risultato aberrante della combinazione di tutti i fattori concorrenti, nello scenario socio-economico che perversamente si trascina, intriso di folle presunzione antropocentrica; consumistico fino alle estreme conseguenze per questa affaticata comunità planetaria. L’ironia rimane, credo, una buona arma per combattere il disagio e la paura.

L’AUTRICE

Paola Zan

COD: 9788898703227 Categoria: Tag:

Descrizione

Dalla Postfazione dell’autrice:

Questa raccolta prende inconsapevolmente avvio nel mese di marzo del 2016, e ha termine l’8 aprile 2021. Essa abbraccia un lustro. […] Lustrum (da luere, aspergere) era il rito di purificazione officiato dai censori, una volta compiuto il lavoro di cui erano incaricati. […] Di censimento si può ben parlare perché qui sono passate in rassegna diverse figure umane, connotate dal loro umano “censo”…
Osservo il mondo intorno con una semplice lente di ingrandimento, come una piccola entomologa curiosa. Mi accade di intercettare frullii d’ali, il sentire comune.
[…]
Il registro è leggero e burlesco… ed è l’unico che posso adottare… Indico luoghi, invito a una visione collettiva: c’è una terra da difendere, un patrimonio comune da salvare! … nemmeno l’intreccio di fatti e misfatti privati potrà distogliere l’attenzione dal dato globale… C’è un tessuto sociale sfibrato da ritessere; ci sono vizi molto privati da sanare.

 

 

 

12 recensioni per Filastrocca Sciocca e Farlocca Gratta Gratta ci s’imbrocca

  1. Stefano F.

    …mi sono soffermato su Lo Stivale del Tempo che ho trovato particolarmente toccante. Questo componimento mi ha come …staccato da terra… e portato su un piano di riflessione profonda. Cosa sono, e cosa voglio essere? Come trovare un equilibrio fra desiderio e responsabilità?
    Stefano F., Cremona, gennaio 2024

  2. Armando B.

    Paola, il tuo libro, dopo avere letto dei brani in qua e in là con piacere nei giorni di maggio successivi al nostro incontro a Lonigo, in occasione di Caratteri Mobili,
    era rimasto in attesa nella torretta dove ripongo i continui nuovi arrivi.
    L’ho ripreso e letto integralmente proprio in questi giorni, e mi è proprio piaciuto.
    Vorrei dedicargli una nota di lettura…
    Intanto ti rinnovo ancora i miei Complimenti!
    Non si mai che io ti possa proporre (e/o invitare) a partecipare a qualche iniziativa dalle mie parti, nell’Alto Vicentino.
    Se ci sarà l’occasione, lo farò senz’altro e con molto piacere.
    Un Saluto Caro,
    Armando, Vicenza

  3. Fabrizia Bortoliero

    Un libro che rivela un’anima che con ironia e gioia spazia e si apre alle sperimentazioni della vita con arte e gratitudine alla natura.
    Fabrizia Bortoliero, Premilcuore (FO)

  4. Beppe

    Mi piacciono queste filastrocche. Sono leggere: Zan non usa un linguaggio forzatamente aulico e ricercato… Ho sempre diffidato della poesia per questo motivo! Mi avvince questo libretto agile. Utilizza abilmente la formula della filastrocca ma veicola messaggi densi e significativi che corrono veloci e colpiscono dritto al cuore.

    Beppe, Genova, novembre 2022

  5. Piero Sbaffi

    Spezzoni di vita, esistenze sfilacciate e sfibrate come tessuti lisi, pelli raggrinzite e lacerate dall’usura. Eterne e medesime storie degli umani, rinverdite da nuovi ardori, poi adombrate, e ancora di umori accese, infiammate di passioni. Eterno ritorno del medesimo nietzschiano, ciclico come la vita e lineare come la consapevolezza che non ci sia cosa che non declini. Ciò che è stato e non è più torna ad essere in inesauribili reincarnazioni. La poesia di Paola Zan echeggia del tempo di chi calca la terra coi piedi inguantati in morbidi stivali nel tentativo di affermare la bellezza ad ogni passo e a tutti i costi, e di rivoltarsi alla putredine del consumo di tutto. Versi ecologici attraversati dal rifiuto del superfluo, dell’inutile; il disgusto per l’immondizia tutta che ci circonda e asfissia il quotidiano. Un lamento accorato, una rivolta contro certa operosità (dis)umana rea di sovrapproduzioni che ingombrano e sviliscono l’esistenza.

    Piero Sbaffi, Senigallia, novembre 2022

  6. Massimo Moraldi

    In cuore abbiamo tutti un cavaliere pieno di coraggio,
    pronto a rimettersi sempre in viaggio.
    Sono versi tratti dalla poesia Don Chisciotte, di Gianni Rodari.
    No, perbacco: ho preso la strada sbagliata! Ma quale celebrazione di Gianni Rodari!
    Il cavaliere pieno di coraggio, pronto sempre a mettersi in viaggio, magari dallo splendore di un’estate romana al Parco Botanico di Trastevere fino all’ombra gotica di un Duomo che dicesi finito (io ho ancora qualche dubbio in proposito, sia detto tra noi) è tra le righe delle “improrogabili iiiterazioooni!” nelle PECULIARITÀ con le quali Paola Zan chiude questa FILASTROCCA.
    Ma che voglia di quinari mi viene!

    Guai a chi tocca
    la filastrocca
    per niente sciocca,
    manco farlocca.
    Ci metto bocca?
    Sotto a chi tocca!

    Dunque diamo a Paola quel ch’è di Paola e bando alle ciance rimate!
    Tanto per dare seguito all’orgia geografica che accompagna svariate composizioni, come Mobilità sostenibile a colori, Migranti, Turismo di massa, 24 luglio, presenti nella silloge (sarà arcaico lemma, editore carissimo, but sounds good!), partiamo da Omegna, Piemonte. Lasciamoci alle spalle i pur argentei riflessi del Cusio e le preziose riflessioni rodariane sul futuro dei bambini e andiamo a Bologna: all’ombra delle Due Torri imbracciamo l’arco magico di Paola, che invece fa riflettere i grandi, e scagliamo la freccia del “fanciullino” pascoliano che, in definitiva, è in ognuno di noi. È anche in buona compagnia, il Vate della decadenza poetica dello Stivale: lo afferma anche il redivivo Socrate nel dialogo platonico Fedone, rivolgendosi a Cebes Tebano che ne piange la morte.
    E chi è il massimo esponente dell’ars te ipsum speculandi? Ma è lo specchio in persona, accidenti! E Paola Zan fa da specchio a chi si immerge nella lettura di questi rintocchi a festa che, metrica permettendo (o anche non permettendo, Paola può … ebbene può!), sonando, si attaccano come baci di bimba profumati di coppetta alla panna appena gustata.
    Gioca con le parole, come in Sinestesie e in Po’ e sia! (nell’orto). Superbo il gioco verbale allo specchio in Parola. Ma il gioco è bello se dura poco. E spazio quindi alla capacità introspettiva fortemente simbolista di Ho conosciuto un vedovo.
    All’Anticonsumismo nei versi apodittici in cui dubbio non alberga, come in I ricchi, dove lascia l’amaro in bocca prendere atto che i ricchi son ricchi … E io cosa sono?.
    Alla celebrazione della poesia in Arriva arriva la poesia e Poesia urlata al bosco.
    Alla bieca attualità dei vizi alimentari, e non solo, visto che Paola castigat ridendo mores, rifacendo il verso all’insigne latinista Jean de Santeul, in Cibo amico, I vizi cambiano e L’acqua e le labbra. Le odi arrivano compatte in un terzetto che ne dà la dispettosa testimonianza.
    Spazio, quindi, anche al dramma interiore di Carceri. Alla lirica dolente di Un pugno di sabbia, in cui la bimba dentro Paola scherza con la morte, a quella nostalgica di Bimbo, ricordi e, soprattutto, a quella tattile di Animale umano, un vero e proprio carme che aspetta la traduzione nella lingua degli Antichi Padri per far conoscere alla bambina Paola Zan l’ebbrezza delle prime cotte liceali. Magari cantando con gli altri … che so … Balla Linda … Ma che importa se poi ci ritroviamo a cantare insieme Balla Maura, forse meno sognante, ma decisamente più … terrena?
    Il gioco più intrigante di Paola è però quello “linguistico”, in cui si fa avanti a spallate con la sua “ferraresità”, ponendosi a confronto con l’italiano in forza della sua usta … ma sì, Paola … vogliamo chiamarla “resilienza”?
    Last, but not least, l’obiettiva, ma spietata analisi della condizione femminile, come nell’epica Eva altrove, nella scolastica Salve, Prof. e nell’avvincente intervista a Vergine e Loy (che cinico destino per quella mela stregata!). Ma l’ironia, il sapersi mettere in gioco ad ogni piè sospinto hanno la meglio, e la poesia eroina eponima della raccolta lo insegna a chiare lettere: E sono i maschi con le poche, ottuse schiave / a restare fermi al tempo … delle cave. / Sono le madri oggi la chiave di volta / della Storia e anche della Svolta!.
    Uffa! Paola Zan mi ha ripreso di nuovo la mano con i quinari …

    Fila la rocca,
    gratta e ritocca,
    ci si balocca,
    non ci si arrocca.
    Freccia si scocca
    e ci s’imbrocca!

    Grazie, Paola. Anch’io, come te, voglio sentirmi come quella volta (da Superba empatia a tratti). Certamente non sono così infante da non vedermi sì decisamente attempato, ma quest’oggi mi sento anch’io un po’ bambino, visto che «È dentro noi un fanciullino che non solo ha brividi… ma lagrime ancora e tripudi suoi». Giovanni Pascoli dixit.

    Massimo Moraldi, Roma, agosto 2022

  7. Mariella Musso

    Fantasiosa, irriverente, generosa. Paola danza leggera sulle pagine con il ritmo dei suoi versi.
    Nella molteplicità di atmosfere a cui guarda con attonito stupore, la sua poesia diventa a volte gioco, divertimento.
    Con il suo stile fresco e veloce, attraversa il tempo con lieve ironia, descrivendo situazioni quotidiane e vissuti facilmente riconoscibili dal lettore.
    Le composizioni lunghe sono veri monologhi in versi; ballate che si susseguono con ritmicità cantilenante, ipnotica; la sua poesia vive incontenibile e intensa, ricca di visioni, in una forte percezione della vita in cui convivono, in equilibrio perfetto, gioia e malinconia.
    Il libro di filastrocche che mancava dai miei scaffali. Grazie Paola!

    Mariella Musso, gennaio 2022

  8. Roberta C.

    Con Filastrocca ho tutta la serie pubblicata finora e curata da Paola Zan.
    Sento una forte vitalità, una bella energia.
    Non sono immagini ferme… Mi sento trascinata.
    Interessante acuta descrizione di varie umanità. Non è lagna introspettiva.
    Alle volte sento inciampi ritmici, che però sono funzionali.
    Lo vedo un lungo racconto di vita stimolante e perfino urticante, con una galleria di figure umane che assume il valore dello studio antropologico.

    Roberta C., Faenza, luglio 2021

  9. Patrizia S.

    Altro che sciocca e farlocca!

    Patrizia S., Vicenza, luglio 2021

  10. Claudia Azzola

    Paola Zan, biologa e naturalista, fa scorrere in sé la poesia come gli elementi chimici; fa versi danzanti che riportano con ironia e limpidezza il passare inesorabile delle cose. Fatti del mondo passano via con leggeri tocchi, e con tocchi affettivi fa entrare nei libri che crea le genti sue contemporanee: ne nascono raccolte colorate, spigliate, mai immusonite, aperte alle sperimentazioni.

    Claudia Azzola

  11. Pasqualina Deriu

    Ho conosciuto Paola davanti a un portone estremamente affollato della Casa delle Donne nel giugno del 2016. Quel portone ci teneva strette, sotto un diluvio che sembrava universale. Non si poteva più rientrare, le porte interne erano state chiuse da un custode, né uscire, non avevamo ombrelli, non arrivavano taxi. Tenute su un solo piede, con la mano attaccata al portone, si iniziò una conversazione surreale che, data la situazione, non sembrava avere fine. Poesia , biografia, motti di spirito a rallegrare gli animi inquieti, sconvolti da quel finale poetico inaspettato, da quella natura imperiosa che ci aveva bloccato. Le voci si incrociavano, non tutto ci era chiaro in quella grande confusione, sempre attaccate al portone ci scambiammo indirizzi. Ci scrivemmo tutte quante, poi ci fu una naturale selezione, solo con Paola continuai una lunga conversazione, che comprese anche le nostre mamme, e dipese penso da affinità e carattere.
    Mi piacque la sua poesia, l’ascoltai con attenzione, mi sembrò subito nuova, nel panorama poetico nazionale, una poesia giocosa, un po’ rara di questi tempi, molto seri, molto truci.
    E’ una nipotina di Cecco? Pensai! Angiolieri, certo!: . Ho riletto ora quelle poesie: Ho conosciuto un vedovo. Murales. Vergine e Loy. Confermo il mio giudizio. Non conosco tutte le altre, ma spero non mi abbia tradito perché vuol dire che al meglio si sarà espressa la sua vena. Ma se la strada è stata un’altra, tanti auguri Paola, la sosterrò.

    Pasqualina Deriu

  12. Maria Pia Quintavalla

    Compare in Paola Zan, in recente sua poesia, un’epica improvvisa rivelatrice di segrete cose, come se, da analogie e da narrazioni interne, sorgesse un paesaggio di un fiabato pensare, tradotto in rima. La pronuncia è chiara, scandita in narrazioni, una seconda vita più intima che si celava: i Ritratti di un volto le case-tane, storie di infanzia abusata, e nella boscaglia un telo naturale, un correlativo oggettivo che si fa strada che ha protetto tutto. Un andamento ballabile, una registrazione attenta e fedele, da reporter dell’anima.

    Maria Pia Quintavalla

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