//Poesia sugli Stivali

Poesia sugli Stivali

12,90 

IL LIBRO
Antologia a cura di Paola Zan

Gli stivali evocano il mondo del lavoro ma anche oggetti di culto dal disegno raffinato, veri status symbol.
Sono luoghi mentali che rimandano a inciampi della storia, efficaci allegorie dell’oppressione delle dittature;
simbolo di fantasie erotiche e feticiste. In mezzo, come escludere una serie di possibili impalpabili sfumature?
La poesia trova le parole per tratteggiare i sussulti dell’anima, cui dà respiro e sollievo.
Offre soprattutto, come usava nell’antichità, un’occasione preziosa di aggregazione, oggi in forma rinnovata e irrinunciabile.

AUTRICI E AUTORI

Julian Adda, Agnese, Astrid, Claudia Azzola, Clara Bartolini, Giovanna Beneduce, Francesco Cendali, Moreno Cioni, Pasqualina Deriu, Chiara Domeniconi, Elio, Eva Elios, Mariagrazia Francot, Maurizio Gabbana, Sis Lav, Jah Moon, Giampiero Neri, Carlo Occhini, Franco Paone, Angela Passarello, Daniela Piegai, Maria Pia Quintavalla, Enrico Ratti, Anna Rigano, Margherita Romano, Serena Rossi, Domenico Ruggiero, Matteo Rusconi, Sergio Sansevrino, Elena Soprano, Titta Vanelli, P. Zan, Giada Zhao.

 

 

COD: 9788898703104 Categoria: Tag:

Descrizione

C’è di fatto poesia che interessa: la prefazione di Paola Zan

Uno. Due. E tre. ‘15, ‘17 e 2019. Con cadenza biennale, questa è la terza raccolta di poesie che nasce da una proposta tematica, collegata più o meno direttamente o esplicitamente a manifestazioni di arte visiva.
Dopo l’Acqua, elemento primordiale, mezzo meccanico di sostegno della vita, nutriente fondamentale e luogo preferenziale di concepimenti e parti, abbiamo passato in rassegna i Vizi come sedimenti culturali delle inevitabili stratificazioni della storia delle civiltà.
Ora, dagli Stivali, attrezzature nella loro essenza umili e utili in molte circostanze, ma anche espressione di lusso e di superfluo, cosa ci si può aspettare?
Di canalizzare, innanzitutto, il desiderio e la necessità di testimoniare, simbolicamente, anche attraverso le forme e i materiali degli oggetti quotidiani, la propria storia singolare. Perché la poesia serve per tirare fuori quel che rimane o rimarrebbe nascosto. Attraverso l’arte, infatti, si persegue un obiettivo di autenticità altrimenti negato. Esigiamo da noi stessi, a più riprese nel corso dell’esistenza, un’espressività che permetta al contempo identificazione e distinzione, lasciando libero e udibile il nostro canto interiore.

La poesia è una forma di ‘spremitura’ di sé. Talvolta assume i connotati di una comunicazione urgente, di un dispaccio, come se ciascun componimento fosse un piccolo manifesto, un’epifania personale da condividere. Il risultato può risentire di una laboriosa scarnificazione, volontaria, estremamente rigorosa e dolorosa, oppure di una gioiosa libertà nel proporre la giostra delle proprie visioni, nella loro semplice spontanea successione. Ecco perché sono comprese in questa antologia anche le poesie di due alunni di una scuola primaria di Genova. I piccoli, diceva una persona certamente dotata di saggezza, sono più grandi, perché hanno infinite possibilità dentro: imparano, sperimentano, fanno i primi passi. Come tutti coloro che, titolari di percorsi di vita diversi, ammettono con onestà di non poter raggiungere le vette dell’espressione formale. E queste, chi può decretarle?
Si pone nuovamente il tema della poesia minore. Un falso problema: c’è di fatto poesia che interessa. La avviciniamo. Ci facciamo avvicinare. È un lasciarsi pervadere. E vi aderiamo spontaneamente. La poesia semplicemente accade. “Protegge, perché è forma, ma espone al massimo, al tempo stesso”: sono parole di Chandra Livia Candiani, capace di silenzio, che vive la gioia della conoscenza del dolore della follia e rinasce attraverso le parole, con le parole che curano, come quelle che nominano “esseri che non lo fanno apposta: gatto, bambini, bambine…”, che “si fa ampia” aprendosi al mondo.

E mi piace l’idea di riproporre Questo è il gatto con gli stivali, di Edoardo Sanguineti. Si tratta di una ballata dal sapore amaro, scritta per il figlio nel 1964, ma che non perde di attualità. È la denuncia, con parole semplici ma efficaci e demistificatorie, di una realtà alienante e disumana, in cui tutto è mirato al profitto. Ci ricorda l’importanza della poesia come straordinaria occasione di riflessione sociale. Eccone i primi versi:

Questo è il gatto con gli stivali, questa è la pace di Barcellona
fra Carlo V e Clemente VII, è la locomotiva, è il pesco
fiorito, è il cavalluccio marino: ma se volti pagina, Alessandro,
ci vedi il denaro: (…) 

Anche in questa rassegna compaiono una gatta sacra e diversi esemplari della stessa categoria zoologica, così evocativi di sortilegi! Lo raccontano le fiabe, cristallizzazioni dell’immaginario collettivo.

Abbiamo già cominciato a piangere la nostra estinzione: Poesia sugli Stivali termina con un messaggio di frugalità, un richiamo alla consapevolezza dell’inganno prodotto da questa realtà occupata da vacui consumi che sviliscono. Un invito a fermare la corsa affannosa, e a respirare con la poesia.

Prendiamo atto con gioia che qui coesistono poesia adulta e matura e tenue poesia bambina. Entrambe ci nutrono, ci rappresentano e ci restituiscono equilibrio, vigore e nuovo slancio.

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