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Poesia sull’Estinzione

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Esaurito

esaurito / in ristampa

 

IL LIBRO
Antologia a cura di Paola Zan

Sappiamo di aver causato l’estinzione di diverse specie viventi attorno a noi. Abbiamo invece rifiutato oltremisura di considerarci responsabili di aver reso invivibile la Terra per la nostra stessa comunità. Il presentimento della fine comincia a dilagare. Si esprime con crescente affanno sugli inevitabili social e riverbera negli approfondimenti socio-filosofici. Se per il pianeta sarà un vantaggio liberarsi di noi, per noi inizia l’era della piena consapevolezza e del potenziale rinsavimento, prima di imboccare l’ultimo tratto di strada verso il temibile epilogo.
Le 77 poesie raccolte in questo libro, scritte da 43 poete/poeti diversi, traducono il disagio per il danno arrecato alla natura in un’azione ricostituente che mira a un nuovo equilibrio.

AUTRICI E AUTORI

Julian Adda, Claudia Azzola, Clara Bartolini, Margherita Bonfilio, Marilisa Calò, Maddalena Capalbi, Vittoria Cioli, Vincenzo De Cunzolo, Anna De Dominicis, Paolo Di Palma, Pina Di Palma, Pasqualina Deriu, Maurizio Gabbana, Sis Lav, Flavio Malaspina, Massimiliano Manieri, Megael, Massimo Moraldi, Mariella Musso, Carlo Occhini, Maria Rosa Oneto, Franco Paone, Emanuela Parodi, Angela Passarello, Daniela Piegai, il Pucci, Maria Pia Quintavalla, Margherita Romano, Pierangela Rossi, Serena Rossi, Andrea Ruiu, Debora Santarelli, Astro Sergio Sansevrino, Tiziana Sagazio, Teresanto Scroccarello, Patrizia Spoletini, Antje Stehn, Piero Tanca, Patrizia Varnier, Gabriella Vernace, Roberto Zagarese, P. Zan e un ingegnere anonimo.

 

Esaurito

COD: 9788898703180 Categoria: Tag:

Descrizione

Sul precipizio (prefazione di Paola Zan)

L’allarme si diffonde ripetutamente da decenni, con una percezione della gravità dei fatti a intermittenza, prima blandamente poi sempre più incalzante: ci estingueremo?
Con quali capi d’accusa saremmo giudicati se comparissimo sul banco degli imputati, right now, davanti all’Assemblea degli Animali? Voi Umani Disumani avete causato l’olocausto di un miliardo di Animali sacrificati negli incendi delle foreste, in questo 2020 iniziato sotto il peggiore degli auspici. Voi Umani Disumani depredate incessantemente la Terra per accrescere la vostra illusoria ricchezza individuale senza tener conto del bene comune. Voi, coloni dissennati, avete causato il dissesto idrogeologico, i cambiamenti climatici, l’inquinamento irreversibile di aria, acqua e suolo. Convertitevi! E arriverà una pandemia come avvertimento.

Noi umani disumani stiamo compiendo il peccato supremo, il crimine dei crimini contro la Terra, ed è necessaria una conversione ecologica, una conversione morale e intellettuale per non perdere il mondo. L’Epifania Animale mostra la Traccia da riprendere: oggi la vera armonia della Terra dipende dall’intuizione che l’emergenza psicologica che attanaglia l’umanità disumana è strettamente connessa con l’emergenza ambientale. Siamo anime malate perché la distruzione della natura genera isolamento, nostalgia, ansia e lutto. Per guarire deve risorgere la memoria dell’Arca, dove nessun essere vivente è superiore agli altri.2
Siamo scimmie nude arroganti e tremebonde, con l’unico primato di possedere un’intelligenza autodistruttiva capace di contemplare il danno procurato all’ambiente (il pentimento?) e la ribellione alla sua estrema conseguenza, l’estinzione, al tempo stesso.

Osserviamoci: siamo a un passo dal precipizio. Il rischio nucleare, le microplastiche in mare che entrano massivamente nella catena alimentare e la crisi climatica ci condurranno, attraverso una serie di patologie inedite e distruzioni sempre più frequenti e catastrofiche, ad estinguerci senza pietà, o possiamo riorganizzarci, rimodulare la nostra vita di specie dominante/infestante in rapporto ai limiti del pianeta, e andare incontro saggiamente a una lenta inversione di tendenza? Riusciremo ad avviare, a livello globale e in modo condiviso, una Long Reflection3, e ad adattarci, da miserabili sopravvissuti, a un ambiente modificato, asfittico e depauperato? Con quale cognizione del paradiso perduto? Con quale consapevolezza dell’ecocidio consumato? Siamo veramente pronti alla metànoia4 esposta nella recente enciclica Laudato sì? Il concetto di estinzione della specie umana disumana si connette facilmente con quello di esaurimento delle risorse, rappresentato anche nei testi antichi. Ci sorprende Eschilo, che nel suo Agamennone accenna a una qualche sensibilità etica nei confronti dell’ambiente, ma l’Eroe, ondivago e irresoluto, si rivelerà incapace di perseguire obiettivi virtuosi, di saggezza: un monito per l’umanità che tentenna, ancora oggi, di fronte allo scempio terragno, e non sa assumere comportamenti moderati, più consapevoli e responsabili, se non in una sua parte ancora molto contenuta, minoritaria. Il grido d’allarme più efficace del tempo presente non viene dalla classe politica, bensì da un’adolescente vibrante, che si fa carico dell’urgente/dolente missione e trascina le folle.

Irrompe dunque la poesia che dà voce allo smarrimento e allo sdegno, al senso di perdita. Poesia che intercetta il bisogno del suono di parole dissacranti e aggreganti che scardinino i paradigmi di operatività forsennata e di meticoloso, affannoso, perverso impegno (e fede incrollabile) nei commerci globali. Poesia che interpreta il senso del peccato e del disagio per il benessere agognato che sfuma repentinamente. Solo un estemporaneo massiccio bombardamento meteoritico potrebbe catalizzare la nostra fine ma, nonostante le più cupe premonizioni, l’evento esogeno più narrato nella storia della fantascienza ci scansa ancora, con l’unico effetto di prolungare questa agonia!
Siamo in pieno Zeitgeist. Emerge nell’emergenza, sentita come lancinante, il pudore di fronte allo sfacelo; si alza una supplica: che torni ad albergare il buon senso, un residuo di buon senso, a salvarci dalle politiche scellerate, fuori luogo e fuori tempo, per darci almeno l’illusione di non crepare avidi e ottusi irriducibili. La ricerca di metafore pervade la vita quotidiana. Esse rendono possibile una comunicazione più disincantata, meglio esprimono l’interazione corporea col mondo5, alleviano e stemperano l’angoscia e la vergogna, aiutano a sostenere un carico: la corresponsabilità è grave.

Ricorrono nei testi raccolti in queste pagine parole evocative di percezioni organolettiche di materia marcescente, troppo acida, o traboccante di salino, di scenari agghiaccianti, di suoli inariditi irrimediabilmente, del tutto bruciato, lontano dall’essere ripopolato. Il corpo sofferente nella paura delle catastrofi ambientali, delle pandemie, della fine delle risorse naturali, struttura nuovi concetti, in un quadro di possibile embodied cognition6.

Nella poesia c’è attenzione per le piante, per tutti i viventi presenti sul pianeta prima di noi. C’è devozione per quel mondo ancestrale preesistente, di terra e acqua, incorrotto, e dell’istintiva sapienza delle bestie. Il canto poetico assume la forma della preghiera con afflato rodariano, e perfino le note e i colori di altre lingue che lo rendono ancora più accorato. Si leva un appello: Piantiamo un albero! Ci aggrapperemo alle sue fronde, alle sue radici. Con la rinnovata consapevolezza di essere atomi, particelle della stessa materia…
Le migrazioni forzate dalla fame, dalle guerre, dai soprusi restano al centro del dibattito, in questo mondo affollato e confuso, e compaiono dolenti nei versi.

Ne risulta un’antologia sfaccettata, ricca di spunti e scelte lessicali che sottendono immagini talora sorprendentemente convergenti, estratte da una galleria memoriale personale e collettiva, e rese in chiave psicologicamente individuale ma spiritualmente universale, per il tramite trasformante del linguaggio poetico.
Si raccolgono sogni, geometrie di orti novelli, non temiamo l’alba dell’ultima luna. Nel frattempo Risarciamo questa umanità precaria con la soave danza di novelle api in quest’isola beata.
La paura dell’estinzione produce effetto sulla specie umana, e la poesia che ha la potenza di girarsi a lato, anche linguisticamente, apre verso patti nuovi con la Natura e il mondo, e muterà il suo assetto naturale e antropologico: sarà nuovamente, ma inedita, voce di anima mundi […] e designerà la fine di un vecchio mondo preesistente, dell’attuale superfetazione tecnologica e virale, segno di violazioni ripetute e di invasione della natura stessa7.

La precedente antologia, Poesia sugli Stivali (overview editore, 2019), preludeva a questa sull’estinzione. Anello di congiunzione: la Frugalità, scelta in contrapposizione alla Vanità dei consumi materiali, come faticosa presa di coscienza dello sfregio alla Natura che tende finalmente a estruderci producendo i suoi anticorpi contro di noi, il vero virus. Rimane da chiedersi cosa possa far seguito a queste riflessioni poetiche sull’Estinzione. Pensiamo a una tabula rasa. Ripartiremo da elementi semplici. Per Giorgio Caproni una poesia dove non si nota nemmeno un bicchiere o una stringa mette in sospetto. Non l’ho mai usata, nemmeno come lettore. Non perché il bicchiere o la stringa siano importanti in sé, più del cocchio o di altri dorati oggetti, ma appunto perché sono oggetti quotidiani e nostri.

Ecco, noi siamo gli oggetti, gli attrezzi, che forgiamo. Siamo le nostre stesse invenzioni. Forme di cultura tecnologica in questo antropocene spinto, armi a doppio taglio, più affilate dalla parte sbagliata.
Tocca essere drastici. Tocca leggere poesia. Con la sua vocazione pacifica e seminale. Consci di appartenere, nella nostra caducità, al Tutto Eterno. Nel Tutto Sospeso di oggi, con il compito di rivedere, anche grazie alla Poesia, il nostro controverso rapporto con la Natura, occorrerebbe rendere onore e merito a tutti gli Eroi e le Eroine che finora hanno sacrificato
la propria vita per difendere delle foreste, dei fiumi e degli oceani, i preziosi equilibri. Possiamo ipotizzare un Luogo della Memoria in cui raccogliere tutte insieme in maniera ordinata, le testimonianze che riguardano la loro storia: un’opera di land art che li celebri e li faccia conoscere, e ci induca senza indugio ad attivarci veramente, per un’autentica Transizione Verde.

8 recensioni per Poesia sull’Estinzione

  1. Sandra

    … mentre vado a zonzo per le colline di Travo, ogni tanto mi leggo una poesia dell’estinzione. Complimenti per la bella prefazione e le tue poesie sanno di fresca ironia. Friends è la mia preferita, ti ci ritrovo. Le altre le snocciolo piano piano, magari ritorno a leggerle. Alcune sono piacevoli pennellate altre sono di contorno. Brava, si sente che il lavoro che stai facendo ti appassiona…

    Sandra, Emilia Romagna, giugno 2021

  2. Sandra S.

    Apro a caso e leggo le parole dell’ingegnere anonimo: sono pienamente d’accordo! Libro gustoso, pare…

    Sandra S., Ferrara, maggio 2021

  3. Annalisa S.

    C’è un brano in tedesco! E la traduzione dal greco antico dell’Agamennone di Eschilo! Doppia sorpresa… mi ci ficcoooo

    Annalisa S., Ferrara, maggio 2021

  4. Roberta C.

    Ho letto Sul precipizio. Bellissimo, preciso e commovente. Super contingente e anche eterno. Brava!!!

    Roberta C., febbraio 2021

  5. Maria Rosa O.

    Ho letto Poesia sull’Estinzione che ho trovato molto ben “costruito” e pieno di riferimenti: esistenziali, di emozioni individuali e collettive. Complimenti a Paola Zan, a tutti gli Autori presenti e all’Editore.

    Maria Rosa O., febbraio 2021

  6. Roberta C.

    Bellissimi libri al tatto e alla vista ❤️.

    Roberta C., febbraio 2021

  7. Andrea R.

    sulla poesia [senza titolo 1] di Margherita Romano:

    Bella, ha echi di Eliot e naturalmente di Dylan: nessuna pioggia cade sulla nostra estinzione senza che si sentano in sottofondo le note di A Hard Rain’s a-Gonna Fall

    Andrea R., 2021

  8. Serena Rossi

    Ciao Paola, ho guardato […] il nuovo libro… davvero bello e belle le poesie tanto… bravissima poi siamo in tanti🍀🙏🏻

    Il nuovo libro sull estinzione e’ un ottimo lavoro con poesie davvero interessanti. Grata di farne parte. Bravi Paola Zan e l’editore Julian Adda.

    Serena Rossi, gennaio 2021

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